Banca Commerciale Italiana


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I pensionati della Banca sono interessati alle seguenti controversie:

– Ricalcolo del TFR (solo il personale direttivo)
Fondo Esuberi
– Tassazione dello zainetto
– Contributo di solidarietà
– Fondo sanitario

I pensionati della ex Banca Commerciale Italiana non hanno più un Fondo Pensione integrativo, poichè il loro Fondo venne dichiarato estinto nel 2006, nè tale scioglimento venne mai impugnato validamente nei modi di legge, a differenza di quanto invece avvenuto vittoriosamente per altri Fondi Pensioni, come ad esempio per la Cassa di Risparmio di Firenze in una causa patrocinata dal nostro Studio (clicca qui).

La Liquidazione del Fondo viene seguita dal Collegio Difensivo composto dagli Avv.ti Iacoviello, Civitelli e Fasano, che hanno aperto un apposito sito internet dedicato esclusivamente a tale procedura concorsuale.

Il sito è consultabile cliccando qui: www.fondocomitplusvalenze.it

Lo Statuto del Fondo Pensioni della Banca Commerciale Italiana è scaricabile cliccando qui.

Storia della Banca Commerciale Italiana

La Banca Commerciale Italiana (abbreviata in BCI o Comit) è stata una delle prime e più importanti banche italiane. Insieme a Banco di Roma e Credito Italiano, era una delle tre Banche di Interesse Nazionale (BIN), controllate dall’IRI. Nel 2001 si è fusa con Banca Intesa.
La banca fu fondata a Milano il 10 ottobre 1894 per iniziativa di un consorzio di banche tedesche, austriache, svizzere e la francese Banque de Paris et des Pays-Bas.
Successivamente divenne italiana la maggioranza degli azionisti, pur restando significativi collegamenti con le maggiori banche europee.

Nel corso degli anni venti, guidata dal banchiere di origine polacca Giuseppe Toeplitz, la banca fu sempre più coinvolta nel finanziamento dei grandi gruppi industriali, diventandone in molti casi azionista di maggioranza, mentre nei riguardi del regime fascista mantenne un atteggiamento di prudente autonomia. Nel 1934 fu nazionalizzata e divenne di proprietà dell’IRI sotto il cui controllo rimase fino al 1994, anno in cui fu privatizzata.

Dopo l’uscita di Toeplitz, i nuovi amministratori delegati Raffaele Mattioli e Michelangelo Facconi e il giovane direttore Giovanni Malagodi realizzarono una significativa riforma organizzativa, introducendo processi di meccanizzazione, ridefinendo l’attività di sviluppo della clientela e ammodernando la routine per lo studio dei crediti e la valutazione delle prospettive reddituali delle imprese.
Con la legge bancaria del 1936, la Comit, insieme al Credito Italiano e al Banco di Roma, restò a controllo pubblico tramite l’IRI che già l’aveva assorbita, indirizzata all’attività di banca di credito ordinario (a breve termine), con la qualifica di «banca di interesse nazionale».

Negli anni quaranta Mattioli guidò la Banca attraverso il difficile periodo bellico, durante il quale, dopo l’8 settembre 1943, furono create due direzioni (a Milano e a Roma).
La Comit fu un centro di attività clandestina antifascista attraverso l’impegno personale di alcuni suoi dirigenti, come Ugo La Malfa, Sergio Solmi ed altri.
Finita la guerra, la Comit intensificò la sua posizione nel mercato internazionale e riallacciò i contatti, peraltro mai interrotti, con la finanza americana.

Nel 1946 fu decisivo l’apporto di Mattioli alla fondazione di Mediobanca, creata per il finanziamento a medio e lungo termine alle imprese, e guidata da Enrico Cuccia, già direttore centrale in Comit.
Nel 1970 le azioni Comit vennero quotate in Borsa. La direzione di Mattioli si distinse anche per il costante supporto al mondo della cultura e dell’arte.
Nel 1972, dopo l’uscita di Mattioli, la Banca Commerciale proseguì la linea da lui tracciata sia nel finanziamento all’industria e al mondo della cultura, sia nella leadership del settore internazionale.

Proprio negli anni settanta vi fu una nuova grande espansione all’estero, oltre che nelle zone già consolidate dell’Europa Occidentale e dell’area americana, anche nei mercati asiatici.
All’inizio degli anni novanta si allentarono i vincoli della legge bancaria del 1936 e la Comit poté realizzare una grande espansione territoriale in Italia, raddoppiando il numero degli sportelli (circa settecento).

Tra il 1991 e il 1994 si trasformò in gruppo bancario, con la possibilità di esercitare di nuovo il credito alle imprese secondo il modello della banca universale delle origini, ma riadattato alla realtà del tempo.
Nel 1994, nell’anno del suo centenario, la Comit venne privatizzata con la vendita del pacchetto di maggioranza sul mercato da parte dell’IRI.
Nel 1999 Banca Intesa ha acquistato il 70% del capitale della Comit.
Il 24 aprile 2001 si fuse con Banca Intesa per formare il gruppo IntesaBci, che dal 18 dicembre 2002 divenne semplicemente Banca Intesa, oggi Intesa Sanpaolo.